2.500,00 €
156
x
86
Il tennis è bianco, punto e basta. Una colorazione strettamente connessa a vicende antiche, praticamente legate al Dna. È così che funziona dagli albori del gioco: dai golfini in flanella dell’età classica, ai gesti morbidi portati a noi dai giocatori più vintage, bianchi anche quelli. Hai voglia a fare rivoluzioni: ha fallito quella di Agassi, tra magliette fluo e jeans strappati, è finita nel nulla quella di Nadal, tra canotte da palestrato e pantaloni lunghi ben oltre il ginocchio. La tradizione è tradizione, e continua ad avere la meglio sui tentativi più o meno avveniristici proposti dai più modaioli tra i protagonisti della racchetta. Non ci sono riusciti i rappresentanti della Old Gen, non ce l’hanno fatta quelli della classe di mezzo, molto difficile immaginare che possano c’entrare l’obiettivo gli esponenti della Generazione Z. Quella di Sinner, Alcaraz e Rune, per intenderci. Solo il colore delle palline, con lo scorrere del tempo, è riuscito ad avere la meglio sulla tradizione: erano bianche pure quelle, una volta, prima di diventare gialle a metà degli anni Ottanta per esigenze strettamente legate alla visibilità, sia dei giocatori sia degli spettatori. Da baluardo della tradizione è stato Wimbledon, guarda un po’, l’ultimo torneo tra quelli più importanti a mettere definitivamente in soffitta le palle avvolte dal feltro candido. L’ultima l’ha colpita Boris Becker con quel servizio vincente che gli ha dato il titolo nel 1985 contro Kevin Curren. Storia di un re bambino, e per quello ancora immacolato. Sulla carica simbolica del bianco non si discute: è il bene. Dall’altra parte c’è tutto ciò contro cui è giusto combattere, magari con lo spirito intatto dei cavalieri di una volta. Ognuno contro il proprio drago spara-palle. Ricordate quello raccontato in “Open”, la biografia di Agassi? I giocatori di tennis altro non sono che cavalieri erranti rivisitati in chiave sportiva. Soprattutto a Wimbledon, dove per giocare è obbligatorio, sì obbligatorio, vestirsi in total white dalla testa ai piedi, e contano pure le suole delle scarpe. Se non sei bianco, prendi la multa. Più che gusto, una regola sacra. Il “tuttobianco” meglio di ogni altro colore nasconde le macchie prodotte dal sudore. Eccolo il suo segreto: fa in modo che l’eleganza rimanga inalterata anche passati cinque set. Sui campi dell’All England Club, dove le righe colpite sbuffano di gesso bianco, il tennis porta con sé la suggestione delle favole. Simili a quelle delle buonanotte frequentate da cavalli, anche loro rigorosamente bianchi.