BrividoPop, stratificazioni mnemoniche
I lavori di Brivido Pop si offrono a noi come lampi istantanei, illuminanti. Alla stregua di vortici avvincenti e coinvolgenti le sue opere ci riportano alla memoria e ci fanno rivivere – in versione aggiornata e contestuale - le icone più caratteristiche, quelle di oggi ma anche quelle del nostro passato, tutte le immagini che - a suo tempo – non abbiamo avuto la prontezza di privilegiare ed eleggere come rappresentative. BrividoPop le identifica, le riprende e scrolla loro di dosso un'immeritata provvisorietà; le preleva, le consolida, a volte le nobilita, affinché rimangano patrimonio indelebile della nostra storia, individuale e collettiva. Centinaia di immagini emblematiche che riaffiorano dal caos dell'indifferenza per tornare nuovamente ad esistere, riprese dall'artista con la forza della loro significazione e gettate in un puzzle scomposto, in attesa dell'approvazione della sensibilità di chi se le ritrova di fronte riunite in analogie riuscite ed efficaci. (Continua a leggere cliccando sul link qui sotto)
Giacomo Belloni
www.giacomobelloni.com
"Leonardo da Vinci continua ad essere per noi contemporanei un autentico enigma, non tanto per formazione tecnica e bagaglio culturale, quanto per psicologia recondita e personalità autentica. Alla sua versatilità d’uomo e d’artista è ispirata la serie di opere genialmente miscellanee, fra grande arte e grande cinema, in un’autentica galleria pop e visionaria, che BrividoPop ha elaborato come omaggio al più contemporaneo degli artisti del Rinascimento. Quello che appare come un mero gioco d’assemblaggi, più o meno convincenti ed ironici, rivela in realtà, all’esperto fruitore della grande Arte del Passato come al compulsivo divoratore d’immagini del Web, un sorprendente gioco d’occulte citazioni e di analogie folgoranti, che vincola in un intreccio inestricabile ed allusivo Arte e Cinema, pittori del Rinascimento ed artisti ottocenteschi, dichiarando - una volta per tutte -il potere travolgente ed ineffabile dell’universo delle immagini che fanno scaturire inediti effetti di senso e reconditi significati solo nella misura in cui creano corto circuiti gioiosi, senza temere censure accademiche o dogmi preconcetti. Esattamente quello che Leonardo aveva sempre auspicato. Senza riserve."
repubblica.itartemagazine.it"Come il bacio di Celentano 1.0 “ECCHECCASSIUS” mette nel frullatore digitale di Marco Innocenti un tale assortimento di colori, di immagini, di sensazioni, di storie, di allusioni, di paradossi che il Brivido è più che mai garantito. Il Classico - inteso come pittura - per una volta si marginalizza, scappa negli angoli, dove è più facile ripararsi dai colpi. Al centro del quadrato troneggia Alì, urlando la sua rabbia di kentuckyano arrabbiato, e sotto di lui la locandina propone un Warhol - Basquiat, che sarebbe stato forse il match del XXsecolo se invece di pugni ci si fossero potuti tirare pennelli e colori. Ma poi se aguzzi lo sguardo, se sfogli la memoria di nomi ed immagini epigrafiche della noble art ne trovi a bizzeffe e ti verrebbe quasi la voglia di affermare che quel sinistro volante di Cocco Bill poteva essere meglio del destro d’incontro con il quale - il 20 settembre1955 - Archie Moore fece conoscere per l’unica volta il tappeto a Rocky Marciano, prima di essere da lui demolito. Locandina gialla in alto a sinistra, posti popolari a 10 e 20 dollari, meno di quella manciata più su di Clint Estwood."
"Come raccontare Federico Fellini senza cadere nella banalità dei luoghi comuni? La mitologia che accompagna i suoi film è ormai entrata nell’immaginario: il Sogno, le donne con le loro forme esagerate, il circo, le facce che conquistavano la sua attenzione. Nel mosaico strappato di Marco Innocenti il circo trova, però una vetrina e una nuova forma, rivive animandosi come se, a guardarle di nuovo, quelle immagini, le facce e le icone che hanno conquistato il pubblico di tutto il mondo, riprendessero la danza di sempre intorno al Grande Mago, a quel Fellini domatore con la frusta che è l’icona stessa del suo centenario, “rubata” in realtà al più celebre scatto dal grande Tazio Secchiaroli, il re dei “paparazzi” così battezzati proprio da Fellini. In un frullatore di colori e di memoria Fellini riappare in questa passerella di omaggio come fosse sulla sua sedia, col megafono e il cappello obliquo calato sugli occhi e fa sentire ancora una volta la sua presenza, di nuovo qui davanti a loro, ai suoi personaggi, riguardando -a colori, proprio com’erano i suoi sogni disegnati-i fotogrammi della sua stessa memoria. Questa colorata passerella di frammenti svela forse qualcosa in più del suo mondo: sì, guardando le composizioni “a tema” che raccontano ancora una volta il suo cinema Fellini è di nuovo anche un circo di grande spettacolo."
"Odio le folle. Detesto gli spazi stretti.
Pratico il distanziamento da molto prima che diventasse di moda. Per questo uno dei miei incubi è finire dentro un quadro di Brivido Pop. Quasi nessun altro al mondo riesce ad abbattere in questo modo le correnti gravitazionali e ad annullare le distanze, di spazio e di tempo. Corpi ammassati, ambienti saturati, movimenti interrotti. E poi, non sai mai chi ti puoi trovare vicino. Se ti va bene ti siedi accanto alla ragazza con la pistola e finisce lì. Ma se sbagli quadro, ti ritrovi nel bel mezzo della più alta concentrazione di armi da fuoco della storia. Le opere di Brivido Pop preferisco quindi guardarle fuori dalla cornice, alla giusta distanza. Per coglierne l’insieme abbacinante di colori e provare, con mediocri risultati, a indovinarne i riferimenti alla storia del cinema e dell’arte. E soprattutto per riflettere sulle idee che mi suggeriscono: le nostre storie sono fatte di corpi. Le nostre vite sono incontri di volti e di corpi. La nostra memoria è popolata di corpi rivestiti, o più o meno vestiti, che portano su di sé intere costellazioni di significati, storie, emozioni. Loro, le icone del cinema e dell’arte, smontate, avulse, spaesate davvero non possono permettersi distanze, perché popolano la nostra immaginazione che funziona con associazioni, accostamenti, corti circuiti. E in questo spazio dell’illogico e dell’assurdo arrivi a sovvertire ogni regola e a pensare non così inverosimile che Maurizio Merli abbia sfidato James Bond, che il colonnello Mortimer abbia fatto secco Rambo e che nostro Signore sia in realtà caduto vittima di una sventagliata di Totò."
"Maria Maddalena è un’icona dell’amore, che è stata a lungo creduta una prostituta. A far cadere nell’inganno generazioni di fedeli fu un papa, Gregorio Magno, che riunì nella figura della Santa tre donne citate nei Vangeli: Maria di Magdala, Maria di Betania e la peccatrice che lava con le sue lacrime i piedi di Cristo in casa di Simone il Fariseo. Le cause dell’errore sono state devastanti per il destino di Maddalena ma fertili e rigogliose perle tele degli artisti che, credendola una peccatrice redenta, hanno dato sfogo alla fantasia. In questo suo collage Marco Innocenti raccoglie alcune immagini di donne bellissime e dal passato incerto, come Simonetta Vespucci di cui era follemente innamorato Sandro Botticelli e la Maria Maddalena di Carlo Crivelli, passando attraverso gli occhi felini e disincantati di Lauren Bacall e quelli quasi tramortiti da cotanta bellezza di un Carlo Verdone incredulo. Lì dove la santità nasce inaspettatamente dalla lussuria, il peccato si trasforma in arte."
"Un'opera che celebra il cinema in alcune delle sue più mirabili pagine della propria storia. Ma anche un piano comunicativo - e mi riferisco alla tecnica utilizzata - che stabilisce una relazione armonica con molteplici generi artistici del passato. Da una parte l'evidente décollage che fu di Mimmo Rotella e Anna Esposito(unica donna tra i grandi del genere); dall'altra la più sfumata iconografia di stampo bizantino, in cui, a sostituzione della “cornice” in foglia d'oro, l'artista fa uso del moderno “strappo”. Pratica simile oggi è in uso nelle botteghe di alcuni giovani Caravaggisti - voglio citare Adriano Fida - abili nel “circondare” la figura con la lavorazione materica del bitume di giudea. Puntuale la scelta cromatica, dove la funzionale policromia circostante ben evidenzia il tema centrale, reso profondo dalla scelta delle immagini in bianco e nero. Dal punto di vista contenutistico, la costruzione dei tre personaggi è un viaggio romantico non solo attraverso le generazioni a confronto, ma anche e soprattutto attraverso altrettanti generi, divenuti nel tempo cardini cinematografici: Chaplin e il cinema muto; il piccolo Bruno (Ladri di biciclette di De Sica) e il neorealismo; Massimo Troisi e la commedia. La relazione figurativa tra loro, seduti con forte realismo sulla stessa gradinata, è estremamente naturale, spontanea, per una miscellanea che abbraccia quasi un secolo di vera e propria arte. In questo forte gioco di relazioni storiche che l'artista dell'opera ci permette di raccontare, c'è un collegamento che merita di essere accennato senza paura di forzature e che da solo rende quasi genuina la scelta figurativa: Ladri di Biciclette fu il film che stregò un piccolo Ettore Scola, che da quel giorno stabilì di fare il regista; Ettore Scola trovò in Massimo Troisi il figlio maschio che non aveva mai avuto, oltre che un vero amico e un bravo attore; proprio Scola che, da giovane, oltre a decidere di fare il regista guardando proprio le riprese di Ladri di Biciclette, sognava di diventare come Steno. Steno (Stefano Vanzina), l'antesignano dell'arte pop con il suo “Diario Futile” (ben prima di Warhol e Rotella) che da piccolo aveva sul comodino la statuetta di un genio del cinema: Charlot. È vero. Il cinema, arte tra le arti, non è solo diletto e pedagogia. Il cinema è relazione."
"Le opere di Brivido Pop giocano su accostamenti tra sacro e profano. Si mescolano due piani dell’estetica, quello dell’effimero e del sublime, dando dimora ad un Olimpo eterogeneo di personaggi famosi sia dell’immaginario cinematografico che dell’Arte. L’ingaggio di figure prese a prestito, a formare un parterre davvero esclusivo, orchestra sulla tela stampata un set acceso da provocazione e ironia su tematiche inerenti ai peccati capitali del bagaglio collettivo. La tecnica della stampa su tela si sporca e vitalizza con collage di ritagli di carta. Lo scarto e lo strappo della realizzazione materica è allusivo all’assemblaggio concettuale delle opere: strato dopo strato e scavando attraverso una sovrapposizione secolare, Brivido Pop ci induce a considerare combinazioni digitali seducenti e impensabili. Il progetto visuale che ne scaturisce è molto più complesso e sulfureo di quanto appaia ad uno sguardo superficiale. Caravaggio e Marilyn, il laureato e Laura Antonelli, Grace Jones il baffuto del caffè Paulista, Rita Hayworth e Demi Moore vanno a braccetto facendo scaturire effetti di senso inattesi, accordi e filiazioni mai prima considerate che ora parlano e si affermano con forza perentoria. Il mordente è una seduzione inedita, come quella dello sguardo del Bacco che si confonde e rafforza con gli occhi languidi e magnetici dei “colleghi” musicisti e fruttivendoli."
"Ironia, colore, creatività, bellezza, gioia di vivere. Le opere di Brivido Pop sono così: sorprendenti, intelligenti, eleganti e che ti strappano anche un sorriso. Chi non si sente una Botero, ma vorrebbe assomigliare a Marylin? Chi non si sente continuamente inadeguata ai tanti ruoli della vita? Ma anche grazie ad opere così, composizioni di immagini tanto famose da essere familiari, genialmente abbinate tra loro con gusto, tecnica e tanto colore, ti scrolli i problemi di dosso con una risata. E anche l’allegria è bellezza!"
"Looking at a collage by Marco Innocenti reminds me a bit of that game that was popular with kids in the 80s and 90s, “Where is Wally”... The more you look at it, the more you want to uncover all the little details. The extraordinary artistic and musical culture and curiosity of Marco will guide you on an imaginative discovery tour that will link Leonardo, Carpaccio, Pisano, Rosso Fiorentino and Caravaggio with the “Band Gale Ka Coat”(close-collared coat) or “Nehru Jackets”, the Beatles and Pink Floyd. This vivid collage glides through the history of the “Musician Angels” and the instruments of the XVth and XVIth centuries, Italian musical culture and adverts of the 50’s and 60’s with Brigitte Bardot, Giorgio Gaber and Lavazza’s Cafè Paulista’s guitarist and incursions into the stories and music of Satchmo, Marylin Monroe with Jack Lemmon and Bradley Cooper together with Lady Gaga. Finally, the Burning Man at the centre of the work of art, and that gives it its title, will lead you to the Abbey Road Studios, associated with the “fab four” but also the studios where Pink Floyd recorded their album “Wish you were here”. Challenge your inquisitiveness see how much you can learn from admiring this ingenious patchwork."
"BrividoPop gioca con il cinema, l’arte e la memoria in un accumulo gioioso, ironico e pieno di contaminazioni che colpiscono per la loro ingegnosità e scansonatezza. Davanti a quadri come “Supercast XXL” ci riscopriamo sorridenti di fronte a un magma liberatorio di icone che riconosciamo come frammenti non solo della nostra vita di spettatori, ma della nostra stessa cultura visiva di italiani. Ogni frammento ci parla di noi, e lo fa con un sorriso."
"Guardate Strada facendo per cinque secondi e poi chiudete gli occhi. Cosa ricordate? Tenete stretta in mente l’espressione intensa del magnifico Marcello oppure la languida posa di Maggie la gatta? Siete stati rapiti dall’elegante bianco e nero che, incastonato tra colori sgargianti, vi suggerisce lo scorrere del Tempo oppure l’inconfondibile sguardo dello straordinario Mattatore vi ha ipnotizzato? Guardate Strada facendo per cinque secondi e poi chiudete gli occhi. Probabilmente, ricorderete ciò che avete di più caro perché Brivido Pop è un’esposizione di ricordi universali, un vivace caleidoscopio di cinema, musica e arte dove ognuno, strada facendo, può ritrovare sempre qualcosa di se stesso."
"Finalmente svelato il mistero dell’orecchio tagliato di Vincent. In quest’opera, recentemente ritrovata dai Carabinieri nel retrobottega di un noto barbiere siciliano, abbiamo più che un semplice indizio sull’episodio più controverso della vita dell’artista olandese. Quindi non si tratto né di una lite con Gaugin né tantomeno di un tentativo di suicidio."
"Non ho mai indovinato al primo tentativo. Monet o Manet? Non c’è stato verso, il 50% di possibilità di indovinare è sempre stato sopraffatto dal restante 50. Allora ho provato mettendoli uno sull’altro; le figure umane (u-mane) sono di Manet. In questo caso non tutte, ma le principali sì. L’ambientazione invece è di Monet. Anche sul titolo del film si rischia spesso di invertire l’ordine dei fattori (moglie, città, amante, vacanza) ma il risultato non cambia mai."
Che finaccia
arteremota.it
"Non possiamo cercare ad ogni costo un inizio ed una fine e, trattandosi di arte, ancora meno possiamo cercarne il fine. Nei quadri, o meglio nelle rappresentazioni immaginifiche di Brivido Pop, attori e personaggi non posano ma fluttuano e la loro osservazione è un viaggio che non conosce regole. Non c’è unità di tempo, luogo e azione come nella migliore tradizione aristotelica, ma tutti vivono nell’immortalità dell’hic et nunc. Invertendo i principi del racconto, la lettura di queste composizioni non conosce l’inizio e neanche la fine; i protagonisti non possono essere inchiodati su una linea ma tutti seguono la regola del cerchio. È lo stesso autore che soddisfa la richiesta di continuità perché la popolarità, sinonimo di grandezza, non li ha intrappolati sulla linea del tempo. L’immersione in questo inebriante mondo di immagini segue il flusso del sogno e, come in ogni sogno, le presenze sfilano secondo una personale e illogica sequenza offrendo la trama per inesauribili e stravaganti storie."